Decreto sviluppo 2.0: agenda digitale, startup e infrastrutture, poco per le Pmi

Impressionante la quantità di provvedimenti contenuta nel secondo decreto sviluppo che il governo ha varato nei suoi mesi di attività: infrastrutture e servizi digitali, creazione di nuove imprese innovative (startup), strumenti fiscali per agevolare la realizzazione di opere infrastrutturali con capitali privati, attrazione degli investimenti esteri in Italia, interventi di liberalizzazione in campo assicurativo sulla responsabilità civile auto. L’impegno per favorire la crescita delle Pmi esistenti non sembra però adeguato.

L’unico punto a loro vantaggio riguarda il rafforzamento patrimoniale dei confidi che, con il Fondo di Garanzia gestito dal Mediocredito Centrale, rappresenta la principale facilitazione per le aziende in materia di accesso ai finanziamenti.

Per il resto, bisognerà vedere quali benefici potranno portare – in termini di aumento del Pil – tutti gli incentivi alle startup e alle infrastrutture di valore superiore a 500milioni di euro. Molti economisti nutrono dubbi sull’argomento (ricordiamo solo Giavazzi sulla inutilità di realizzare infrastrutture per favorire la crescita nel nostro paese o sulla efficacia delle agevolazioni a meno che non siano destinate ad attività di ricerca e sviluppo).

Il nodo cruciale che rimane da sciogliere è sempre la disponibilità di credito da parte del sistema bancario, non facile da ottenere in questo periodo per affrontare investimenti di rilevante entità o per sostenere l’avvio di nuove imprese. Operazioni, quest’ultime, verso cui gli istituti di credito italiani hanno sempre dimostrato una scarsa propensione, nonostante le numerose iniziative avviate negli ultimi mesi più per assecondare la tendenza del momento piuttosto che per garantire una effettiva liquidità ai neo-imprenditori.

La vera leva per lo sviluppo potrebbe invece arrivare dalla digitalizzazione della "macchina" amministrativa italiana. La modernizzazione del paese non può più prescinderne e in questo senso gli sforzi compiuti dal governo sono stati senz’altro numerosi. Ora bisogna solo sperare in una rapida attuazione delle norme e che si continui in questo senso aumentando le semplificazioni in favore delle imprese e delle professioni.


 La scheda del Governo

"Misure urgenti per l’innovazione e la crescita: agenda digitale e startup"

Dl Crescita 2.0

Le norme del secondo Decreto Crescita puntano, in modo ambizioso, a fare del nostro Paese un luogo nel quale l’innovazione rappresenti un fattore strutturale di crescita sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese.

Con l’applicazione dell’Agenda Digitale, aumentano fortemente i servizi digitali per i cittadini, che potranno avere un unico documento elettronico, valido anche come tessera sanitaria, attraverso il quale rapportarsi con la pubblica amministrazione. Via libera anche alle ricette mediche digitali, al fascicolo universitario elettronico, all’obbligo per la PA di comunicare attraverso la posta elettronica certificata e di pubblicare online i dati in formato aperto e riutilizzabile da tutti. Significativi risparmi di spesa e maggiore efficienza arriveranno dalla digitalizzazione delle notifiche e delle comunicazioni giudiziarie, che assicureranno il mantenimento del principio di prossimità del servizio giustizia nei confronti di cittadini e imprese. Viene inoltre integrato il piano finanziario necessario all’azzeramento del divario digitale per quanto riguarda la banda larga (150 milioni stanziati per il centro nord, che vanno ad aggiungersi alle risorse già disponibili per il Mezzogiorno per banda larga e ultralarga, per un totale di 750 milioni di euro) e si introducono significative semplificazioni per la posa della fibra ottica necessaria alla banda ultralarga.

Per la prima volta, nell’ordinamento del nostro Paese viene introdotta la definizione di impresa innovativa (startup): le nuove misure toccano tutti gli aspetti più importanti del ciclo di vita di una startup – dalla nascita alla fase di sviluppo, fino alla sua eventuale chiusura – ponendo l’Italia all’avanguardia nel confronto con gli ordinamenti dei principali partner europei. Tali norme danno anche seguito a quanto indicato nel Programma Nazionale di Riforma e rispondono a raccomandazioni specifiche dell’Unione Europea che individuano nelle startup una leva di crescita e di creazione di occupazione per l’Italia. La dotazione complessiva subito disponibile è di circa 200 milioni di euro. Una volta a regime, la norma impegnerà 110 milioni di euro ogni anno.

Ulteriori importanti misure vengono assunte sul fronte della defiscalizzazione delle opere infrastrutturali strategiche (tramite l’introduzione di un credito di imposta a valere su Irap e Ires fino al 50%), sull’attrazione degli investimenti diretti esteri (con la costituzione dello sportello unico Desk Italia a cui potranno rivolgersi gli imprenditori stranieri), col rafforzamento del sistema dei Confidi per migliorare l’accesso al credito delle Pmi e con significative liberalizzazioni nel settore assicurativo (introduzione di un “contratto base” comune a tutte le compagnie).